Continua la persecuzione delle persone Lgbt in Afghanistan, soprattutto ai danni di omosessuali. Secondo quanto riporta il canale Luce, «un uomo gay afghano è stato adescato dai talebani per essere picchiato, stuprato e “denunciato” alla famiglia». Gli estremisti religiosi hanno cominciato a usare proprio le chat e i social per adescare uomini gay. Contrariamente a quanto avviene in occidente, gli incontri non avvengono per organizzare appuntamenti romantici. Bensì, per cercare qualcuno che aiuti quelle persone a lasciare il paese. E ciò ci fa capire maggiormente la situazione di pericolosità nel paese asiatico.
«Come riporta ITV News» apprendiamo ancora su Luce, «tre settimane fa su un social network non specificato, un uomo ha contattato Hanan» un uomo gay afghano, che si fa chiamare così per proteggere la sua identità «promettendogli di aiutarlo a lasciare l’Afghanistan. I due hanno continuato a chattare per settimane, finché hanno fissato un incontro dal vivo. Ma quando Hanan si è presentato ad aspettarlo c’erano due talebani, che lo hanno picchiato e violentato, chiedendogli di consegnare loro il cellulare per prendere il numero di suo padre e fargli sapere che suo figlio è un omosessuale».
La situazione in Afghanistan è già stata denunciata da diversi giorni Afghan Lgbt, attraverso il video di un attivista locale. Artemis Akbari. I talebani si servono dunque dei nuovi ritrovati della tecnologia e dei social network per stanare le persone Lgbt+ e per applicare loro le dure regole della sharia, che le considera impure. Sono già arrivate notizie di orribili esecuzioni sommarie e grande è la paura a Kabul e nelle altre zone del paese. E la situazione sta precipitando ulteriormente, secondo quanto si apprende dalle fonti ufficiali e dagli informatori nel paese asiatico.