Abbiamo ricevuto questa storia in occasione dell’ultimo Coming Out Day. Non avere potuto pubblicarla quel giorno non ci ha impedito di tenerla da parte perché pensiamo che sia sempre il giorno giusto per parlare di coming out. In particolare, questa vicenda racconta anche come il protagonista, che chiameremo Luca, abbia affrontato il bullismo omofobico a scuola. Oggi è lo Spirit Day, una ricorrenza ideata nel 2010 da un’adolescente canadese, Brittany McMillan, per rispondere ad un’ondata di suicidi riconducibili proprio al bullismo omotransfobico. Il colore che contraddistingue questa giornata è il viola, per questo le immagini di questo articolo sono tutte viola. Ecco, la storia di Luca racconta (anche) come al bullismo si possa rispondere con tutto il proprio orgoglio che parte proprio dal coming out. Buona lettura.
Il coming out nonostante il bullismo
Ho fatto coming out molto presto, appena alla fine della terza media. Nonostante i tre anni di bullismo mi ero convinto che il coming out mi avrebbe fatto stare meglio: ero già consapevole di me stesso e nascondermi significava soltanto portare un enorme peso.
All’inizio sono uscito allo scoperto solo con la mia migliore amica, poi grazie al suo aiuto e grazie alla mia forza con tutti gli altri: prima con la mia famiglia, poi con la scuola. Per una famiglia medio-borghese come la mia non è stato facile, per i miei genitori dovevo vivere di nascosto, tormentati sempre dalla domande “Cosa ne penseranno gli altri? Cosa ne penserà tutta la gente che ci conosce?”, “E i tuoi compagni? Non potrai più vivere serenamente, c’è chi cambia addirittura città”, “Quando sarai grande avrai tutta la tua libertà e potrai fare quello che vuoi, ma finché vivrai con noi non puoi permettertelo”.
Inutile dire che sono una persona forte e ho fatto di testa mia, senza nascondermi mai da nessuno. Questo mi ha comportato non pochi problemi con i miei (per un periodo mi sono addirittura allontanato da casa), ma dopo anni posso dire di essere riuscito a cambiare qualcosa in loro, nonostante ci sia ancora strada da fare e mi sia impegnato parecchio. Con i miei compagni invece non è stato troppo difficile…
Mi guardavano con occhi diversi
Certo, i primi giorni tutti mi guardavano con occhi diversi, si sentiva della tensione nei loro sguardi, poi però tutto è andato avanti per il meglio. Alla fine a chi poteva importare? E le poche volte che mi sono trovato davanti qualche ragazzo omofobo ho avuto il coraggio di denunciare o di rispondere: bisogna sempre parlare prima che una stupida battuta diventi qualcosa di più grave, questa è la raccomandazione che faccio a tutti.
Quasi mai racconto del mio coming out con la mia famiglia, per me è una storia molto difficile e abbastanza privata. Ma oggi ne ho voluto parlare (pur tralasciando molti episodi) per fare forza a quei ragazzi che hanno paura di uscire allo scoperto. Ci sono molte persone che non trovano problemi nel loro coming out, e persone meno fortunate come me. Questo può pure essere scoraggiante, ma non dobbiamo dimenticarci che se siamo consapevoli e orgogliosi della nostra identità nessuno può calpestarci, e troveremo sempre la forza e il coraggio di andare avanti.
Il coming out è un elemento rivoluzionario
Anzi, penso che proprio negli ambienti più difficili il coming out diventi qualcosa più di una semplice dichiarazione: esso diventa un elemento rivoluzionario, perché con il nostro esempio nella quotidianità siamo capaci di abbattere i muri e smantellare i pregiudizi. Io sono uscito allo scoperto proprio affinché in futuro non ci sia più così bisogno di dichiararsi, perché un giorno la società possa dare per naturali e irrilevanti le nostre preferenze sessuali. E nonostante tutte le difficoltà che ho incontrato non mi sono mai pentito di dire la verità: sono sempre stato felice di essere me stesso, sono sempre stato orgoglioso di lottare non per me, ma per tutte e tutti.