La Liguria arcobaleno non ci sta e si mobilita. Dopo la notizia, circolata alcune settimane fa, della decisione della giunta regionale di Giovanni Toti, di istituire uno “sportello per la famiglia”, le associazioni lgbt liguri hanno lanciato un appello a tutte le forze sane della regione. Un appello “per una scuola libera dalla censura” che in pochi giorni ha raccolto già 300 firme solo con il passaparola e che oggi approda sulla piattaforma Change.org sotto forma di petizione alla ministra Valeria Fedeli. (Potete firmare cliccando sul link qui sopra)
L’appello
“Chiediamo al mondo della scuola, della cultura, della formazione, del lavoro e dell’associazionismo di sottoscrivere questo appello per difendere la democrazia, la laicità, la libertà di espressione e il pluralismo nella scuola, minacciati dall’istituzione dello sportello regionale “anti-gender” si legge nell’appello lanciato da Liguria Rainbow e dal coordinamento Liguria Pride.
Lo sportello nasce con lo scopo di “arginare quei fenomeni di indottrinamento ideologico noti come ideologia gender“. Il testo però non specifica cosa si intenda per “ideologi gender”, chi dovrebbe gestire lo sportello né come.
Rischio censura sugli insegnanti
“La totale vaghezza della proposta contenuta nella mozione – si legge ancora nel testo – rischia di mettere in seria discussione la libertà di espressione e d’insegnamento propria di uno Stato democratico, laico e pluralista. In assenza di una definizione esplicita, l’utilizzo dell’espressione “ideologia gender” risulta potenzialmente distorsivo, lasciando aperta la porta alla totale arbitrarietà di giudizio”. Insomma, il rischio censura e limitazione della libertà di insegnamento è dietro l’angolo.
Secondo le associazioni, è in pericolo una funzione cardine della scuola, ovvero “formare le/i future/i cittadine/i, nel rispetto delle differenze di genere, orientamento sessuale, modelli culturali, visioni del mondo e tipologie familiari di appartenenza”.
Chi ha firmato l’appello
Tra le firme, oltre a quelle dei presidenti delle principali associazioni lgbt italiane, quella della deputata Michela Marzano, di rappresentanti di CGIL e FIOM, di giornalisti, di docenti universitari, consiglieri regionali, del vice allenatore del Genoa, delle associazioni femministe e perfino quella di un pastore valdese.
“È una testimonianza di come la fede possa essere utilizzata come un abbraccio e una apertura che include tutti/e e non come una linea che separa i buoni dai cattivi” commentano dal coordinamento Liguria Pride.
“Crediamo che l’iniziativa portata avanti dalla Liguria sia un momento di aggregazione nazionale – commenta Ilaria Gibelli, avvocata di Rete Lenford e presidente di Liguria Rainbow -, di tutte quelle forze che si oppongono a un modello unico e conformista di società e che credono di doversi impegnare per una società più giusta, inclusiva e libera da omofobia, sessismo, bullismo e violenza di genere, in cui ciascuno/a debba avere la giusta libertà di raccontarsi e di narrarsi senza pregiudizi e paure”.