Lo spot del Sardegna Pride finisce in Tribunale con accuse pesantissime: adescamento di minori, istigazione a pratiche di pedofilia e pedopornografia, atti sessuali con minorenni. A presentare l’esposto, secondo quanto riporta l’Ansa, sono stati i senatori di Idea Carlo Giovanardi e Gaetano Quagliariello. Secondo i senatori, nello spot “un minore viene fatto oggetto di espliciti ammiccamenti di natura sessuale”. Il video in questione, che potete vedere qui, mostra un gruppo di partecipanti ad un pride tra cui una drag queen, che incontrano una madre con il figlio il cui sguardo viene attirato dal gruppo.
La madre, scandalizzata, cerca di sottrarlo, ma senza successo.
In un batter d’occhio, il bambino si ritrova con un boa al collo. Uno spot che fa ironia su quella parte di attacchi ai pride e alla comunità lgbt in generale che parla di pericoli per i bambini che vi vengono a contatto. Un’ironia che ai senatori non solo non è piaciuta, ma che ha fatto addirittura avanzare l’ipotesi di reati gravissimi ai danni di moniri e per i quali sono previste pene pecuniare e anche la detenzione fino a cinque anni.
Secondo Giovanardi e Quagliariello la situazione sarabbe aggravata dal fatto che “gli organizzatori vantano aver avuto più di 500 mila visualizzazioni”. Per i due esponenti del centrodestra, “l’articolo 609 del Codice Penale definisce adescamento “qualsiasi atto volto a carpire la fiducia del minore attraverso artifizi, lusinghe o minacce poste in essere anche mediante l’utilizzo della rete internet o di altre reti o mezzi di comunicazione” e invocano l’ultimo comma dell’art. 600 ter del codice penale secondo cui “non possono essere invocate, a proprie scuse, ragioni o finalità di carattere artistico, letterario, storico, di costume”. Nell’esposto, i senatori citano anche agli artt. 609 undicies, 414 bis e 600 ter del codice penale.