Il Tribunale dei minori di Milano ha detto no alla richiesta di adozione incrociata presentata da una coppia di mamme lesbiche nei confronti delle rispettive figlie biologiche. Le due donne, insieme dal 2002, hanno fatto ricorso entrambe alla fecondazione assistita nel 2010 per avere dei figli. È così che sono nate le due bambine, avute grazie allo stesso donatore. Per assicurare alle bambine i diritti che spettano a tutti i figli, le due donne hanno presentato al Tribulane di Milano istanza di adozione incrociata, la famosa stepdchild adoption, l’una per la figlia biologica dell’altra.
Ma nonostante tutti gli accertamenti degli assistenti sociali e degli psicologi avessero avuto esito positivo sulla serenità e l’equilibrio delle piccole, i magistrati hanno rigettato l’istanza, in base alla stessa legge secondo la quale, invece, il Tribunale di Roma si era pronunciato, invece, positivamente, sentenza poi confermata in Cassazione.
Secondo i giudici, la richiesta di adozione non può essere accolta perché, secondo quanto riporta Repubblica, “non può riconoscersi alcuno stato di abbandono materiale o morale delle minori, che anzi godono certamente (…) di particolare attenzione da parte sia delle madri biologiche che delle rispettive compagne”. I giudici scrivono anche che “ogni orientamento estensivo” dell’interpretazione della legge sulle adozioni, sarebbe in contrasto con i criteri stabiliti dalla legge stessa. I magistrati scrivono anche che la Corte di Strasburgo “ha sempre negato l’esistenza di un diritto ad adottare” e che “spetta allo Stato regolare l’adozione”.
Immediata la reazione di Famiglie Arcobaleno, l’associazione che riuinisce le coppie gay e lesbiche con figli, che si dice “delusa, ma non stupita”.
“Questo è il risultato – spiega la presidente Marilena Grassadonia – di una legge discriminante, la legge Cirinnà, figlia di un compromesso vergognoso sulla pelle dei bambini. L’abbiamo detto fin dall’inizio: lasciare ogni singola decisione sulla possibilità per un bimbo o una bimba di vedersi riconosciuti i propri genitori ai magistrati, obbligati così a decidere sulla base di una legislazione farraginosa, sottopone la vita delle nostre famiglie a una incertezza insopportabile”. “Con noi il governo Renzi si è comportato come Ponzio Pilato – continua Grassadonia -, lavandosene le mani dei diritti dei nostri figli. Chiediamo ancora una volta di tornare in parlamento e legiferare in modo chiaro sulla serenità dei nostri figli: ci sono centinaia di minori non tutelati“.
L’associazione ricorda che la decisione di Milano è in contrasto con quella, confermata dalla Cassazione, del Tribunale per i minori di Roma. “La pronuncia della Cassazione, pur non costituendo un limite invalicabile, continua ad avere un forte valore di orientamento nella attività decisionale dei singoli giudici – spiega Grassadonia -, che auspichiamo confermeranno, nella maggioranza dei casi, tale interpretazione. E, tuttavia, la decisione di Milano di cui oggi abbiamo notizia è un grave precedente per le molte altre famiglie lombarde, così come orientamenti negativi stanno affiorando anche in altre città”.