In una risoluzione approvata lo scorso venerdì, il Parlamento Europeo si è espresso in favore di un riconoscimento reciproco delle adozioni domestiche.
In Europa, le famiglie arcobaleno che adottano un bambini nei paesi dove questo è consentito, affrontano non pochi problemi quando viaggiano o si spostano in un paese dove, invece, le adozioni sono precluse alle coppie dello stesso sesso. Altri paesi membri, infatti, possono non riconoscere il genitore adottivo esponendo, in questo modo, i minori a diversi rischi legali.
Il report presentato in Parlamento sottolinea che “non c’è un meccanismo in UE che fornisca un riconoscimento automatico delle adozioni domestiche negli altri stati membri” e di conseguenza invita “a regolare il riconsocimento delle adozioni domestiche, tenendo conto il superiore interesse del bambino e con il dovuto rispetto del principio di non discriminazione”.
Cecilia Wikstrom, parlamentare europea, membro dell’Intergruppo LGBT ed autrice della risoluzione, ha commentato: “Sono molto soddisfatta che il Parlamento abbia fatto questo primo passo verso una soluzione per tutte quelle famiglie che si ritrovano nell’incertezza perché la legge non le riconosce come tali”.
“In un Unione dove incoraggiamo tutti i cittadini a muoversi e a viaggiare in UE – ha continuato Wikstrom -, è inaccettabile che fare questo comporti grossi rischi per le famiglie LGBTI. Ciò che è una famiglia in uno Stato membro, deve essere considerato famiglia quando varca un confine!”.
“Sono molto felice che il testo abbia trovato un ampio supporto in Parlamento – ha aggiunto Daniele Viotti, co-presidente dell’Intergruppo -. Famiglie reali affrontano gravi problemi reali e dobbiamo risolverli urgentemente. Mi appello alla Commissione perché finalmente assicuri il mutuo riconoscimento di tutti i documenti di stato civile, comprese le adozioni, in tutta l’Unione Europea”.
La Corte di Strasburgo (CEDU – Corte Europea dei diritti umani e delle libertà fondamentali) non è l’Unione europea. È collaterale invece al Consiglio d’Europa di cui fanno parte anche Svizzera, Vaticano, Russia e Turchia, tra gli altri. La Corte UE sta a Lussemburgo.
Ciao Daniele, hai ragione. Infatti la notizia non arriva dalla Cedu, ma dal Parlamento Europeo che ha tre sedi: Strasburgo, Bruxelles e Lussemburgo. Si tratta di una risoluzione votata dai parlamentari europei, non dalla Corte di Strasburgo..