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Gestazione per altri e omofobia, lettera al presidente dell’Emilia Romagna: “Quel testo offende le donne”

La vicenda della legge dell’Emilia Romagna contro l’omotransfobia continua a far discutere. Com’è noto, infatti, alcuni consiglieri regionali del Partito Democratico hanno presentato un emendamento nel quale si assimila la gestazione per altri alla violenza contro le donne. Una proposta che ha scatenato diverse polemiche e la ferma condanna della maggior parte delle associazioni lgbt+. Da una parte, infatti, non si capisce quale sia il nesso tra la lotta contro l’odio omofobico e transfobico e la gestazione per altri (che in Italia è vietata dalla legge 40) e dall’altro si considera l’emendamento un tentativo di svilire la legge stessa.

Mentre si susseguono gli appelli perché l’emendamento venga ritirato o, quanto meno, rivisto, il giudice Marco Gattuso ha scritto una lettera aperta al presidente della Regione Stefano Bonaccini (nella foto qui in alto). Gattuso racconta la sua storia di padre grazie alla GPA e rivolge un invito a Bonaccini: “Ci inviti, conoscerà la donna che ha messo al mondo nostro figlio”.

La lettera

Ecco il testo:

Gentile Presidente,
sono un giudice del tribunale di Bologna e insieme al mio compagno, con cui sono unito civilmente, sono papà di un bambino di quasi cinque anni, nato in California grazie a una gestazione per altre o altri (GPA o maternità surrogata). Abbiamo letto con profondo stupore che i consiglieri della nostra Regione si appresterebbero a discutere un emendamento che assimilerebbe il modo in cui è nato nostro figlio a una forma di “violenza” o una “lesione della dignità della donna”.

Nel pieno rispetto delle leggi

Noi, come può immaginare, abbiamo fatto nascere nostro figlio nel pieno rispetto delle leggi italiane, che impediscono la GPA in Italia ma certo non all’estero, e delle leggi americane, dove la GPA è ritenuta, sin dal 1993, un esercizio della autodeterminazione della donna, avendo sottolineato la Corte Suprema californiana come il suo divieto sarebbe il «retaggio di quella impostazione giuridica e culturale che per secoli ha impedito alle donne di esercitare gli stessi diritti economici e di assumere gli stessi status degli uomini», dunque il retaggio di un pregiudizio patriarcale.

Inaccettabile connotazione ideologica

La scelta compiuta con la legge 40 del 2004 di vietarla in Italia può essere condivisa o può essere discussa, ma l’assimilazione a una violenza assume un’inaccettabile connotazione ideologica, da Stato etico, che offende innanzitutto la dignità dei bambini, che hanno il diritto di vivere in questa regione senza soffrire dannosi pregiudizi. Sentire parlare, certo non da Lei ma nel dibattito pubblico di questi giorni, di “compravendita” di bambini, offende, prima che noi e la dignità di nostro figlio, la stessa intelligenza di chi lo afferma: pensare che un paese come gli Stati Uniti tolleri da decenni la “compravendita” di bambini americani agli stranieri fa un po’ sorridere e tradisce una grave ignoranza del fenomeno. Non vi è in America alcuna cessione di alcun bambino: la nostra gestante non è né ha mai voluto essere “madre” di nostro figlio (con cui non ha alcun legame genetico) e anche quando lo aveva in grembo lo indicava ai suoi figli non come un loro fratello, ma come nostro figlio.

Sappiamo bene che in altre realtà vi sono condizioni di sfruttamento che debbono ricevere la più ferma condanna, come andrebbe condannata e combattuta fattivamente ogni condizione di sfruttamento in ogni settore, ma va anche detto che questa pratica ha consentito legittimamente e felicemente, in stati come la California, il Regno Unito o il Canada, a migliaia di coppie sterili di mettere al mondo i propri figli.

Le parole della Cedu

Abbiamo apprezzato molto il suo appello al rispetto delle diverse sensibilità. Aggiungeremmo che in un paese laico tale rispetto esclude giudizi sommari e condanne pubbliche di chi ha sensibilità e esperienze diverse. La Corte europea dei diritti umani, proprio in questi giorni, ha imposto a tutti i paesi aderenti di riconoscere in caso di maternità surrogata entrambi i genitori intenzionali nel più breve tempo possibile («breve que possible»). La Corte ha anche affermato che la maternità surrogata comporta «rischi di abusi » («risques d’abus»): dunque non è un abuso in sé, ma può esserlo. I giudici della Corte europea pesano le parole, e ci stanno dicendo – con decisione presa all’unanimità – che in caso di GPA non vi è sempre lesione dei diritti fondamentali, ma può esservi il rischio di condotte abusive. Speriamo che il dibattito in Consiglio regionale si iscriva nel perimetro segnato dalla Corte europea dei diritti umani.

La politica si interroghi anche in Italia

È tempo che la politica si interroghi anche in Italia su una efficace e prudente regolamentazione della maternità surrogata, idonea a prevenire il pericolo di abusi. Non è possibile lavarsi la coscienza con un divieto penale che costringe tante coppie italiane a lunghi e costosi viaggi in paesi lontani, dove le condizioni spesso non ci sono note, imponendo una intollerabile discriminazione basata sul censo. Esistono proposte di attenta e efficace disciplina, di cui dibatte la migliore dottrina giuridica, che meritano l’attenzione del legislatore e in particolare di chi si richiama a un razionale riformismo.

Così si offendono le donne

Che i nostri rappresentanti regionali oggi si apprestino a discutere se equiparare con un atto di legge regionale il modo in cui è nato nostro figlio a una sorta di “violenza”, offende e ignora innanzitutto la donna che ci ha consentito di metterlo al mondo, che liberamente e senza vincoli ha deciso di aiutarci.

Incontri la donna che ha messo al mondo nostro figlio

Per una fortunata coincidenza, questa meravigliosa donna californiana è proprio in questi giorni con i suoi figli a Bologna, in visita per le festività pasquali. Sarebbe molto bello se Lei volesse riceverci, privatamente e lontano da ogni clamore, per farLe conoscere le nostre due famiglie, così da poterLe mostrare la bellezza della vicenda umana che ha portato al mondo il nostro bimbo.
Avrebbe modo di toccare con mano quanto sarebbe superficiale e ideologico il giudizio di una “lesione della dignità della donna”, ove fosse accolto in sede di accordi partitici, e quanto cozzi col legame profondo di amicizia, di riconoscenza e di amore che unisce le nostre due famiglie.
Attendiamo davvero un Suo invito.

La gente saprà accoglierci

Per il resto, sappiamo che la gente di Bologna e dell’Emilia Romagna ci ha sempre accolto, ha accolto nostro figlio e saprà accogliere questa bella famiglia americana con la simpatia, l’apertura e il grande cuore per cui tutto il mondo ci ama, e un po’ ci invidia.
Con i più cordiali saluti,
Marco Gattuso

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