La notizia dell’oro olimpico a Tom Daley ci riempie d’orgoglio e non solo per il merito sportivo dell’atleta. Il nuotatore, insieme al compagno Matty Lee, e proprio sul podio delle Olimpiadi di Tokyo 2020 ha voluto lanciare un messaggio di incoraggiamento alle persone Lgbt+ di tutto il mondo, soprattutto quelle più giovani. «Mi sento incredibilmente orgoglioso di dire che sono un uomo gay e anche un campione olimpico» ha dichiarato. «Quando ero più giovane non pensavo che avrei mai ottenuto nulla. Essere un campione olimpico dimostra che chiunque può ottenere qualsiasi cosa».
Parole molto importanti, le sue. In un contesto storico-culturale in cui l’omosessualità è ancora stigmatizzata, anche dentro il mondo dello sport: «Essere un campione olimpico dopo quattro tentativi è estremamente speciale. Vuoi vincere una medaglia d’oro olimpica ma non pensi mai che lo farai davvero. Andrò avanti ma mi prenderò sicuramente una pausa. Ci sono alcune bevande con il mio nome sopra per festeggiare con mio marito e la mia famiglia». E quindi: «Spero che qualsiasi giovane Lgbt là fuori possa vedere che non importa quanto ti senti solo, non sei solo. Puoi ottenere qualsiasi cosa».
Una dichiarazione, dunque, di speranza. Soprattutto per milioni di adolescenti che si sentono fuori posto, nel luogo in cui vivono, nelle loro famiglie, a scuola. In un mondo, cioè, che vede percepisce e racconta queste persone – le più fragili, per altro – come un errore di sistema. Non stupisce, dunque, che la notizia abbia fatto scalpore. E lascia un senso di amarezza vedere certi commenti che lasciano trasparire insofferenza nei confronti del campione e della sua scelta di fare coming out. E di usare la sua visibilità per essere un modello positivo per moltissimə giovani.
«Scusate, che necessità c’è di proclamare l’orientamento sessuale? Cosa è un vanto essere eterosessuale o omosessuale? La sessualità riguarda la sfera intima di una persona» commenta una donna, sulla pagina di Fanpage che riporta la notizia. Commenti simili sono moltissimi. Troppi. «La discriminazione alcune persone se la fanno da sole perché personalmente vedo solo un campione poi con chi va a letto affari suo» dice un’altra utente, sempre tra quei commenti. «Devi essere orgoglioso di essere un campione. La tua vita privata non penso che interessa a qualcuno. Se la metti in evidenza ai la coda di paglia» rincara la dose un altro commentatore, col verbo avere senz’acca.
È evidente che certe persone commentano perché non conoscono o non capiscono la discriminazione per il proprio orientamento sessuale. Non avendo mai subito un solo giorno di vessazioni, derisione e discriminazioni varie, non riescono a comprendere la ragione per cui “sbandierare” il proprio orientamento. In alcuni dei casi riportati, faccio notare, nelle foto di profilo di Facebook si fa bella mostra della propria famiglia. In altri si scrive “sposato”. Insomma, lo sbandieramento non va bene quando a farlo è il soggetto discriminato. Quando è ostentazione di privilegio eterosessuale, rientra nell’ambito delle cose naturali.
Commenti siffatti altro non sono che una pretesa di silenzio. Tom Daley avrebbe fatto meglio a tacere, secondo certe persone. Perché queste cose non interessano a nessuno, è la strategia retorica utilizzata. E siccome non interessano a nessuno, possiamo leggere centinaia di commenti come quelli di cui sopra. Meglio star zitti, Tom. E quindi nascondere la tua natura. Però se poi fai notare a certa gente che anche questa è omofobia, per altro la più diffusa, si offende. Gente per cui l’unica risposta possibile alla domanda “che bisogno c’era di dirlo” è la seguente: proprio per persone come voi.
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