“Al lavoro ti vesti da uomo”, ma Rossana ha vinto la sua battaglia

Rossana è una trans MtF (cioè che sta seguendo un percorso di transizione da maschio a femmina) che oggi finalmente vede riconosciuto il diritto di essere se stessa sul posto di lavoro, grazie all’intervento della sua avvocata Cathy La Torre dello studio Gay Lex di Bologna. A Rossana, infatti, era stato vietato di recarsi al lavoro in abiti femminili, rispettando cioè il genere scelto. Tutto è cominciato quando, nel suo percorso seguito da una psicologa, Rossana ha iniziato quello che si chiama “real life test”, ovvero il  momento in cui una persona che transita da un genere ad un altro, letterlamente inizia a vestire i panni del genere scelto e a comportarsi di conseguenza nella vita di tutti i giorni. Rossana, a quel punto, ha mandato una raccomandata alla ditta presso cui lavora per comunicare la novità. Ed è lì che sono cominciati i problemi.

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Rossana

La ditta ha comunicato la cosa a tutti i colleghi alcuni dei quali hanno sollevato obiezioni e dichiarato che non volevano stare con una persona trans. Poi, è stato sentito l’avvocato aziendale che, a quanto riferisce la legale di Rossana, avrebbe dichiarato che la ditta non è obbligata ad assecondare la richiesta della dipendente. Rossana, dunque, avrebbe potuto essere se stessa solo fuori dall’orario di lavoro e sarebbe stata costretta a vivere una doppia vita. Lei non si è arresa, però, e si è rivolta all’avvocata La Torre che è intervenuta inviando una lettera all’azienda in cui, citando la legge contro le discriminazioni sul posto di lavoro basate sul sesso, ha ricordato ai datori di lavoro che la loro decisione non era accettabile.

Ora Rossana può vestirsi da donna anche al lavoro, ma il percorso da fare è ancora lungo.
“Purtroppo il diritto non arriva a farti accettare qualcosa verso cui hai un pregiudizio – spiega La Torre a Gaypost.it -. Ma questo non significa che non ci siano degli strumenti anche legali con cui lottare per il diritto di essere se stessi”.
Da quando Rossana va a lavorare vestita da donna, il suo ruolo in azienda è cambiato: non ha più rapporti con persone esterne, neanche con chi consegna la posta o i pacchi, ed è stata relegata in una stanza in cui sta da sola. Pochissimi sono i colleghi che ancora le rivolgono la parola.

La battaglia di Rossana, dunque, è solo all’inizio, ma questa è certamente una prima vittoria. “Vorrei che fosse chiaro a chiunque inizi un percorso come quello di Rossana – sottolinea La Torre – che se sei una persona trans e a causa di questo vieni mobbizzata, demansionata o addirittura licenziata, si può e si deve rivolgersi ad un avvocato preparato. C’è una legge che tutela ed è quella contro le discrimianzioni legate al sesso che è stata estesa per via giurisprudenziale anche alle persone trans. Questi comportamenti non devono essere accettati”.

Showing 4 comments
  • lordchaotic
    Rispondi

    scusate c’è un errore.. si scrive avvocatessa

  • Fiammetta
    Rispondi

    Anche a me, recentemente, è accaduto qualcosa di simile a quanto raccontato nell’articolo, nel senso che mi hanno detto che posso arrivare al lavoro e andare via al femminile ma, mentre lavoro, devo essere al maschile per evitare problimi in caso di controlli da parte dell’agenzia per il lavoro, non avendo ancora completato la transizione e avendo ancora i documenti “l maschile”. Fortunatamente il mio abbigliamento da lavoro maschera molto l’aspetto fisico e ciò mi aiuta a mantenere un aspetto in equilibrio con ciò che sento. Ancora più fortunatamente, le mie colleghe messe al corrente del mio percorso lo hanno accettato e mi parlano ancora insieme.

    • Gay Lex
      Rispondi

      Cara Fiammetta, siamo gli avvocati e le avvocate che hanno seguito Rossana, se vuoi siamo a disposizione per darti una mano per la tua situazione: scrivici a info@gaylex.it
      Un caro saluto.
      Lo staff di Gay Lex

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