Un piccolo comune lombardo ha trascritto oggi il certificato di nascita di due bambini nati da una coppia di donne italiane che vivono in Spagna. Dovrebbe essere una buona notizia, sebbene nella trascrizione sia riportato solo il cognome della mamma che li ha partoriti. Le cose, però, stanno diversamente. Andiamo con ordine.
I due gemelli sono nati in Spagna nei primi giorni del 2017. Le due mamme, unite civilmente in Spagna da prima che ci fosse il matrimonio egualitario, si sono rivolte al Consolato perché l’atto di nascita fosse trascritto nel comune di provenienza della donna che li ha partoriti. Una trascrizione necessaria perché in Spagna non vige lo ius soli e i due bambini dovevano essere registrati in Italia per acquisire la cittadinanza italiana. Il certificato, così come previsto dalla legge spagnola, riporta i nomi di entrambe le mamme le quali hanno scelto di dare ai piccolo il cognome di quella delle due che non li ha partoriti.
I mesi passavano e dall’Italia non arrivata nessuna notizia con la conseguenza che i gemelli erano sostanzialmente apolidi e l’intera famiglia non poteva muoversi dalla Spagna. Una situazione di stallo che ricorda molto il caso di Perugia. Alla richiesta di chiarimenti delle mamme, il Consolato allarga le braccia. Ci sono dei problemi, spiegano, perché in Italia non si possono trascrivere due mamme e perché il cognome scelto non è quello della donna che ha portato avanti la gravidanza.
In autunno la coppia decide di rivolgersi all’avvocato di Gay Lex Michele Giarratano perché avere assistenza.
Il 15 dicembre Giarratano presenta istanza al comune facendo presente la gravità della questione: due bambini senza nazionalità e una famiglia bloccata in un paese di cui non ha la cittadinanza.
A quel punto il comune si mobilita: chiede un parere alla prefettura che, a sua volta, gira la questione al Ministero dell’Interno.
Passano le settimane e, finalmente, oggi arriva la trascrizione. Il comune ha ricevuto la nota del Ministero, ma quello che c’è scritto lascia tutti interdetti.
“Che avrebbero proceduto alla trascrizione con una sola mamma ce lo aspettavamo – spiega Giarratano -, ma che il ministero imponga di cambiare il cognome ai gemelli lascia senza parole”.
Nella nota, infatti, il ministero autorizza la trascrizione dell’atto di nascita con una sola mamma e cioè quella che li ha partoriti. Ma il cognome con cui i due gemelli sono registrati alla nascita è un altro: quello dell’altra mamma. Una situazione paradossale per cui adesso i due piccoli hanno due identità diverse: una in Spagna, accertata dall’atto di nascita in cui risultano con un cognome, e una nel resto del mondo per cui fa fede la cittadinanza italiana e, quindi, l’altro cognome.
“In relazione all’attribuzione del cognome al nuovo nato – si legge nella nota del ministero che il comune ha allegato alla trascrizione -, si rammenta che esso dovrà corrispondere, in assenza del padre, a quello della madre come sopra indicato”. Cioè, quello della mamma che li ha partoriti.
“Un provvedimento che si pone al di fuori di qualsiasi diritto all’identità e alla vita familiare stabiliti a livello europeo” spiega ancora Giarratano. L’avvocato annuncia che faranno ricorso, sia contro la trascrizione parziale, sia contro l’imposizione del cambio del cognome.
“Quella che si profila è una violazione del diritto europeo – spiega a Gaypost.it Angelo Schillaci, ricercatore in Diritto pubblico comparato alla Sapienza Università di Roma -. L’identità delle persone è fissata in base all’atto di nascita per come è stato formato nello Stato in cui si nasce. C’è poi il diritto alla libera circolazione dei cittadini all’interno dell’Unione Europea. E in questo caso si lega con il diritto al nome che è garantito sia dalle costituzioni dei due stati, sia dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Ue. Molta giurisprudenza della Corte di Giustizia europea, poi, dice che il nome non può essere cambiato da uno stato all’altro dentro l’Unione Europea”.
Insomma, non è possibile che i bambini abbiano un cognome diverso da quello registrato sull’atto di nascita spagnolo, sebbene si tratti di quello della donna che le ha partorite.
E’ solo l’ennesimo caso di trascrizioni di atti di nascita esteri, di figli di coppie dello stesso sesso italiane, in cui i comuni non sanno come comportarsi e chiedono un parere al ministero. Parere che non sempre arriva, a dire il vero, provocando un’impasse. Non a caso, a seguito del caso di Perugia, a luglio 2017 i senatori Sergio Lo Giudice e Monica Cirinnà, insieme ad altri, avevano presentato un’interrogazione proprio a Minniti chiedendo che il ministero desse indicazioni chiare e univoche ai comuni. Il ministro non ha mai risposto all’interrogazione. Ha risposto, invece, al comune lombardo creando una situazione che ha dell’inverosimile.
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