Lo scorso settembre parlavo della nuova moda, che stava prendendo piega anche in Italia, dei locali no-kids.
A distanza di quasi un anno ho deciso di tornare sull’argomento per tre validi motivi:
Il primo è dovuto al fatto che effettivamente i locali no-kids iniziano a prendere sempre più piede, in modo concreto, anche in Italia.
Il secondo è che, proprio qualche giorno fa un ristoratore ha commentato il mio post dello scorso anno raccontandomi il suo punto di vista, ed ho deciso di dare spazio ad un pensiero diverso dal mio fra queste righe.
Il terzo motivo lo spiegherò in chiusura, insieme alla mia risposta a questo commento e alle mie osservazioni.
Intanto ecco il commento di Gigi:
Caro Michele,
proverò a spiegati il mio punto di vista, che è quello di un ristoratore quarantunenne che non ha figli ma che non odia affatto i bambini ma che, piuttosto, mal sopporta la scarsa educazione dei genitori e la loro mancanza di rispetto verso gli altri. Da sette anni ho un ristorante che per mia scelta vuol essere un rifugio di pace e relax per gli ospiti che scelgono di venire a trovarmi. Il posto ideale per una coppia o un ristretto gruppo di amici che vogliono trascorrere una serata all’insegna del buon cibo e di un’ atmosfera calda e rilassante, accompagnata da musica jazz in sottofondo.
Sinceramente io non la vedo per forza coma una generale e diffusa insofferenza verso gli altri, ma la semplice voglia e garanzia di un momento di relax assoluto in un contesto sociale che d’altro canto ci mostra sempre più uno scarso senso civico e una diffusa maleducazione unita alla mancanza di rispetto verso il prossimo. Credo che le cose non siano molto diverse rispetto a qualche decennio addietro, penso solo che nelle generazioni passate ci fosse un maggiore senso civico e una maggiore propensione al rispetto delle regole scritte e non scritte che regolano il vivere negli spazi comuni.
Tornando nel contesto della ristorazione, oggi si vedono a tavola, comportamenti di bambini che una volta il genitore non avrebbe tollerato e che oggi invece tollera e si difende pure. Per me il problema non è la presunta diffusa intolleranza verso il prossimo ma piuttosto la crescente maleducazione e mancanza di rispetto verso il prossimo. Poi, se vuoi un report completo di situazioni imbarazzanti, assurde o tristi alle quali ho avuto il “piacere” di assistere, non devi far altro che chiedere. Questo è il mio punto di vista. Un cordiale saluto. Gigi
Se un anno fa ero molto titubante rispetto ai locali no-kids voglio dire a Gigi, e a tutte e tutti voi, che invece adesso ho le idee molto più chiare, e questo anche alla luce dei gravi fatti che hanno coinvolto la comunità lgbt nelle scorse settimane (che sono poi il terzo motivo che mi ha spinto a riprendere questo argomento). Pensare di impedire l’accesso in un pubblico esercizio ad una categoria di persone, quale che sia la motivazione, è non solo illegale (e ce lo spiegheranno nei prossimi giorni gli amici di Gay Lex) ma a mio avviso anche aberrante.
Se ci sono dei bambini particolarmente maleducati o molesti (per causa loro o, molto più facilmente dei loro genitori) si inviteranno quelle singole famiglie a lasciare il locale perché appunto arrecano molestie, ma non si può decidere a prescindere di discriminare un’intera categoria.
La voglia di relax di chi lavora tutto l’anno è sacrosanta, ma non può andare a discapito di principi sacrosanti come quelli di non discriminazione.
E visto che come sapete sono un ragazzo terribile, non appena tornerò dalle vacanze mi recherò a Pianoro con Luca per mettere in difficoltà il gestore di quel pubblico esercizio di cui parlavo all’inizio che pretende di disapplicare la legge e imporre un divieto di ingresso agli under 14 😉
Ora però torno a godermi le mie vacanze piene di bambini e auguro delle vacanze chiassose e felici anche a voi tutte/i!
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