Ennesimo comune governato dal centro-destra ad uscire dalla rete Ready. Stavolta tocca a Treviso, dopo altri esempi simili che si sono visti nel nord-est del Paese (e non solo). Come riporta l’Ansa, il Comune di Treviso ha deciso di uscire dalla Rete nazionale degli enti locali contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. La decisione di aderirvi era stata invece presa dalla passata amministrazione di centro-sinistra, nel 2014.
La nota della Giunta
«L’attuale Amministrazione» riporta la nota ufficiale del Comune «nell’orbita di un complessivo riesame del complesso delle politiche comunali e, in via generale, relative ai temi della inclusione sociale, delle pari opportunità e non discriminazione per un equo bilanciamento delle iniziative a tutela delle varie istanze, intende infatti puntare sulla famiglia e sulla scuola quali strumenti adeguati e sufficienti a trasmettere i valori del rispetto e della diversità di genere».
Misure generiche che non tengono conto della complessità
Nessuna iniziativa mirata, insomma, su problematiche quali la violenza di genere, il femminicidio, l’omo-transfobia. Fenomeni largamente presenti proprio nelle scuole e nelle famiglie, istituzioni che si sono dimostrate largamente incapaci di affrontare le problematiche del presente. Sempre il Comune, secondo quanto riporta l’Ansa, ricorda che la tutela contro le discriminazioni è garantita dalla Regione Veneto con la legge regionale n. 37, che istituisce il “Garante dei diritti della persona”. Quando basterebbe un’azione più mirata con strumenti più adeguati. Ma alla giunta trevigiana, a quanto pare, non importa.