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Il tribunale dice sì: Irene, a 16 anni, è se stessa

Irene cambierà sesso. È quello che possiamo dire, ricalcando la semplificazione giornalistica, sul caso della ragazza che ha ottenuto dal tribunale di Roma l’autorizzazione a “sottoporsi a trattamento medico-chirurgico per l’adeguamento dei caratteri sessuali da maschili a femminili” e che potrà, inoltre, ottenere “la rettifica degli atti di stato civile in riferimento al sesso (da maschile a femminile) e al nome”. Una notizia come altre, una vittoria in nome dell’identità di una persona trans, come molte ne conosciamo. Se non per una differenza e non di poco conto: Irene – il suo nome è di fantasia, come ci rivela Elena Tebano sul Corriere Della Sera che riporta la notizia – è minorenne.

«A febbraio si è rivolta al tribunale per chiedere la modifica dei documenti e il via libera all’operazione che permetterà al suo corpo di corrispondere alla sua identità» scrive ancora Tebano. Ed è la prima volta che succede, si legge ancora nel pezzo, a sedici anni in Italia. Una storia che fa ben sperare e che può rappresentare un modello positivo per molti/e adolescenti teenager e per le loro famiglie: a tredici anni, infatti, Irene ha preso coscienza della sua identità di genere «mi sono sempre sentita una ragazza» ha dichiarato al Corriere, e ha rivelato tutto ai suoi genitori che l’hanno aiutata passo dopo passo ad essere davvero se stessa. «Ero convinta che la mia famiglia fosse molto chiusa, non ne avevamo mai parlato. Pensavo non mi avrebbero accettata» e invece il lieto fine è arrivato.

Una vicenda che ci fa sorridere, interiormente, e che lascia tanta speranza per il futuro. Troppo spesso, ancora oggi, la condizione delle persone trans è legata a marginalizzazione e a pregiudizi diffusi. Ma questa storia ci insegna che attraverso il dialogo, il riconoscersi, abbattere stereotipi e narrazioni pregresse può portare non solo una persona a realizzare se stessa, ma una famiglia a scoprirsi nella sua identità di luogo degli affetti. «Dopo la paura iniziale» racconta ancora Irene «hanno subito cercato aiuto e informazioni in un centro per l’identità di genere. Senza di loro, finché non ci sono stati loro ero persa». Fa bene pensare, anche grazie al percorso che insieme hanno fatto, che abbiano trovato la strada giusta per essere felici.

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