Presto arriverà una nuova Commissione sui diritti umani per definire i “diritti naturali”. Ad annunciarlo il Segretario di Stato, Mike Pompeo, nella giornata di ieri in conferenza stampa.
“Il riesame dei diritti inalienabili”
Una strategia, molto pericolosa, che punta a sgomberare il campo dai detrattori dell’amministrazione di Donald Trump, che denunciano l’inquilino della Casa Bianca di non tener conto dei diritti umani: “Cosa significa dire che cos’è, in realtà, un diritto umano” ha domandato Pompeo lunedì scorso al Dipartimento di Stato. “Come determiniamo cos’è un diritto umano e dovrebbe essere onorato tale?” ha chiesto: “Parole come ‘diritti’, che possono essere usate bene o male” ha aggiunto Pompeo. Il diplomatico ha annunciato che il comitato condurrà “uno dei più profondi riesami sui diritti inalienabili dalla Dichiarazione Universale del 1948”.
“No ai diritti dei gruppi di interesse”
«Non tutto ciò che è buono, o garantito dallo Stato, può essere un diritto universale». Il segretario poi ha aggiunto: «La causa dei diritti umani un tempo univa popoli di nazioni e culture diverse, nello sforzo di assicurare le libertà universali e combattere mali come il nazismo, il comunismo e l’apartheid. Oggi abbiamo perso questo focus. Le rivendicazioni dei diritti sono spesso mirate a soddisfare i gruppi di interesse e dividere l’umanità. Regimi oppressivi come l’Iran e Cuba si sono approfittati di questa richiesta cacofonica dei diritti, fingendo di essere protettori della libertà».
“Prima i diritti naturali”
Il vero scopo della Commissione invece è rilanciare i «diritti naturali», parola in codice usata per indicare quelli tradizionali, e penalizzare quelli moderni come l’aborto o quelli Lgbt. Tutto è rintracciabile in un questa frase pronunciata da Pompeo: «Parole come “diritti” – ha infatti sottolineato Pompeo – possono essere usate dal bene o dal male. Alcuni hanno dirottato la retorica dei diritti umani per impiegarla a scopi dubbi o maligni».