Questo potrebbe essere il giorno decisivo per le unioni civili che, dopo un tormentatissimo iter e una lunga serie di trattative al ribasso, oggi dovrebbero essere definitivamente licenziate dalla Camera dei Deputati.
La seduta inizierà alle 12.30 con gli interventi sulla fiducia posta ieri a nome del governo dalla ministra Maria Elena Boschi (che nel frattempo ha ricevuto la delega alle Pari Opportunità, oltre a quella dei Rapporti con il Parlamento e alle Riforme). La prima chiama (cioè il primo appello dei deputati) sarà alle 14.10. Da lì a breve ci sarà il voto di fiducia al governo il cui esito è scontato e sarà un sì.
A differenza di quanto accaduto al Senato, alla Camera il voto di fiducia non rappresenta il voto definitivo sul testo, ma si limita a far decadere tutti gli emendamenti presentati e, quindi, a eliminare il dibattito in aula e la possibilità di apportare modifiche al testo.
Seguirà, dunque una discussione sugli atti di indirizzo legati alla legge. Tra questi, uno presentato da Michela Marzano che impegna il governo a riformare la legge sulle adozioni per includere non solo la stepchild adoption per le coppie dello stesso sesso, ma anche l’adozione completa, cioè di bambini nati fuori dalla coppia.
Solo dopo ci sarà il voto definitivo sulla legge sulle unioni civili. Questo fa sì che oltre al Pd e all’alleato di governo, altri partiti o singoli deputati potranno votare a favore della legge. Hanno già detto che voteranno sì alcuni deputati di Forza Italia e il gruppo di Sinistra Italiana. Fonti accreditate sostengono che questo potrebbe accadere intorno alle 18.00 o, comunque, prima della chiusura della seduta pomeridiana.
Intanto, a partire dalle 16.00 fuori da Montecitorio è previsto un presidio di alcune associazioni LGBT a rappresentare che il voto di oggi non è considerato il traguardo auspicato e che la battaglia per l’uguaglianza reale non si ferma qui.
Una volta votato dalla Camera, il testo passa al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che dovrà firmarlo perché venga emanato. Non abbiamo tempi certi, ma neanche motivo di credere che questo passaggio possa rappresentare qualche rischio.
Perché la legge possa diventare applicabile dalle coppie gay e lesbiche che vorranno unirsi, bisognerà attendere un decreto a firma del Presidente del consiglio dei ministri – su proposta del Ministro dell’Interno recante le disposizioni transitorie, decreto che verrà emanato entro 30 giorni. Tale decreto dovrà poi passare il vaglio della Corte dei Conti e del Consiglio di Stato. Poi verranno infine emanati i cosiddetti decreti attuativi, cioè i regolamenti che stabiliranno in modo puntuale, ad esempio, come dovranno celebrarsi le unioni civili, in quale registro saranno trascritte ecc. (Per i dettagli vi rimandiamo ad un’apposita guida di GayLex che uscirà a breve). Per questo, ci vorranno ancora dei mesi: i decreti sono emenati dal presidente del Consiglio, ma preparati dal ministero della Giustizia sentito il parere dei ministeri dell’Interno, del Lavoro e degli Esteri. Il testo in votazione oggi prevede che ci siano massimo sei mesi di tempo perché si facciano.
Gaypost.it, come nei giorni scorsi, seguirà la seduta da dentro Montecitorio con una diretta live a cui potete accedere da qui. Inoltre, vi racconteremo il presidio fuori dal palazzo.
…il problema è il “ministro dell’interno”, che nello specifico caso ci è apertamente avversario.
1) come si comporterà?
2) potrà nei decreti attuativi metterci i bastoni tra le ruote?
3) se sì, di che genere?