Se in merito alle unioni civili pensavate che la stagione dei “sindaci ribelli” fosse finita, dovrete ricredervi. Il sindaco di Arezzo, Alessandro Ghinelli di Forza Italia, ha fatto sì che una coppia unita civilmente fosse trattata in modo diverso – e quindi discriminata – rispetto alla tradizionali coppie eterosessuali che si sposano con rito civile. È usanza, infatti, che chi si sposa in comune riceva due piccoli omaggi dall’amministrazione comunale. Per Alfredo e Franco non è andata così. Vediamo cosa è successo nello specifico.
La denuncia arriva dal consigliere di minoranza, Francesco Romizi, della lista civica di centro-sinistra “Arezzo in Comune”: «Ieri ho celebrato la mia prima unione civile. Quando sono andato a prendere, presso l’ufficio competente, i doni che il comune prevede per chi si sposa – una spilletta con la chimera, simbolo della città, e una pergamena coi nomi dei coniugi – ho scoperto che il sindaco aveva dato ordine di non rilasciarli per le unioni civili». Semplice dimenticanza? A quanto pare no: «È stato un atto politico specifico. L’ultimo di una lunga serie da parte di un’amministrazione omofoba».
Il rapporto tra il primo cittadino del capoluogo toscano e la comunità Lgbt non è mai stato dei migliori. Già in occasione del Toscana Pride rilasciò dichiarazioni che ci farebbero sorridere, se non fossero proferite dal rappresentante di un’istituzione pubblica. Ghinelli parlò, infatti, di manifestazione provocatoria, fatta «per mettere in imbarazzo la gente» e fece appello agli organizzatori affinché fossero evitati «effetti scenici imbarazzanti, come manifestazioni di sesso libero in strada». Affermazioni di chi il pride lo ha visto solo attraverso le immagini di una certa stampa non di certo gay-friendly, a ben vedere.
E intanto arrivano le reazioni ufficiali da parte della comunità arcobaleno locale. Intervistata da Gaypost.it, Veronica Vasarri, presidente di Arcigay Arezzo La Chimera, dichiara: «Questa amministrazione insiste ad attuare comportamenti discriminatori nei confronti delle coppie dello stesso sesso. Seppur si tratti di un gesto simbolico» come quello del dono della spilla, per capirci «non perde occasione per considerare le unioni civili un istituto di serie B». Vasarri, inoltre, chiede che questi comportamenti abbiano fine: «La relazione di Franco e Alfredo, così come tutti gli uniti civilmente, ha pari dignità di un matrimonio e pari trattamenti giuridici. Non comprendiamo questa assurda differenza e pretendiamo che sia eliminata».
Romizi intanto farà un’interrogazione in Consiglio, il 24 luglio prossimo, e ha anche segnalato il caso all’Unar: «È ovvio che stiamo parlando di un atto simbolico, ma è negare quei doni è discriminatorio». Spiace constatare che sussistono ancora resistenze al concetto di piena uguaglianza nei confronti del popolo arcobaleno, nel nostro paese. E spiace vedere che esse arrivino da chi dovrebbe rappresentare tutti e tutte, nella propria comunità, proprio per la carica istituzionale che ricopre. Ghinelli dovrà rispondere di tutto questo. Alla propria coscienza, oltre che in aula consiliare.
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