L’uscita del sindaco di Favria, Serafino Ferrino, che ha dichiarato di non voler celebrare unioni civili e di non volere nemmeno procedere a delegare alcuno, ha fatto da innesco per l’ennesima iniziativa del comitato “Difendiamo i nostri figli” presieduto da Massimo Gandolfini e divenuto noto per avere organizzato e promosso gli ultimi due Family Day. Secondo quanto ha dichiarato Gandolfini all’AdnKronos, infatti, il comitato avrebbe raccolto tra le 300 e le 400 firme di altrettanti sindaci sulle medesime posizioni di Ferrino, sebbene con qualche differenza tra chi ha chiuso del tutto le porte del proprio comune alle coppie omosessuali e chi ha deciso di delegare altri, ma di non celebrare unioni civili personalmente. Di questa raccolta firme, però, sul sito del Comitato non c’è traccia e i nomi dei sindaci che hanno aderito non sono stati resi noti e va detto che il totale dei comuni d’Italia è pari a 8.092: parliamo, dunque del 5 per cento di tutti i primi cittadini.
Le firme, sostiene il Comitato, servriranno per chiedere al presidente della Repubblica l’introduzione dell’obiezione di coscienza rispetto alle unioni tra persone dello stesso sesso, cosa attualmente non prevista dalla legge 76/2016 e, quindi, illegale e può comportare una denuncia per omissione di atti di ufficio. “Stiamo monitorando il fenomeno e stiamo raccogliendo adesioni da parte di numerosi sindaci su tutto il territorio – spiega all’Adnkronos Gandolfini – l’intenzione è fare un forte appello al presidente della Repubblica perché venga accolta la clausola coscienza nell’ambito di una legge eticamente sensibile”. “Siamo intorno a 300-400 adesioni circa – continua -. Alcuni sindaci hanno deciso di delegare, altri ne fanno una questione di principio in maniera ancor più coraggiosa dicendo che bisogna che si intervenga facendo una riflessione”.
Vale la pena ricordare che Franco Frattini, presidente della sezione atti normativi del Consiglio di Stato, quando a luglio scorso il Consiglio diede il via libera al decreto ponte che permetteva di partire con le celebrazioni delle unioni civili, parlando di obiezione di coscienza precisò che “la legge non ne parla esplicitamente”. Frattini chiarì anche che questo non obbligava i sindaci a procedere personalmente essendo, invece, prevista la possibilità di delegare altri. “In ogni caso – spiegò Frattini – il testo legislativo fa riferimento non ai sindaci in particolare, ma agli ufficiali di stato civile: si tratta di una platea talmente ampia, da garantire comunque l’applicazione della norma“.