La società civile continua a mobilitarsi, per dire la sua sul Congresso mondiale delle famiglie che si terrà a Verona, il prossimo week end. Dopo i docenti universitari, che di recente si sono espressi sul controverso evento, adesso tocca al mondo della scuola. «Siamo un gruppo di insegnanti della scuola italiana, pubblica e privata, di ogni ordine e grado» si legge sul Manifesto per una scuola inclusiva, lanciato da oltre cento insegnanti che si riconoscono nel gruppo “Futuro, Semplice!” che ha promosso l’iniziativa. Gruppo apartitico, non legato a nessuna sigla.
«Viviamo la Scuola nella sua quotidianità, incontriamo ogni giorno, ogni anno, decine di ragazze e ragazzi per i quali diventiamo un secondo punto di riferimento oltre le loro famiglie» si legge ancora, nella petizione lanciata su Change.org al presidente Sergio Mattarella. «A loro cerchiamo di trasmettere, il più possibile, i valori fondanti della nostra Costituzione». Valori che, secondo quanto riportato sul Manifesto, sono messi in discussione: «È per questo che ci dissociamo fermamente dalla visione espressa dal Congresso mondiale delle famiglie, che si terrà a Verona tra il 29 e il 31 marzo. Una visione che noi riteniamo fascista, xenofoba, razzista, sessista, omofoba».
Sono centinaia le firme e le storie che troviamo alla fine del Manifesto: dalle grandi città, ai centri più piccoli della provincia italiana, da nord a sud. Uomini e donne, tutti e tutte insieme per mandare un messaggio molto chiaro: «Proviamo una profonda indignazione per la partecipazione del ministro dell’istruzione Bussetti all’evento, in qualità di relatore insieme ad altri membri del nostro governo» si legge infatti. Il responsabile di viale Trastevere, infatti «rappresenta la Scuola come istituzione dello Stato» mentre «il Congresso di Verona, per quelli che sono i suoi contenuti e per le dichiarazioni di molti dei suoi relatori, disconosce di fatto i valori della nostra Costituzione».
Quindi seguono i dieci punti programmatici del Manifesto. Il primo risulta estremamente eloquente: «La nostra scuola è inclusiva verso tutte le studentesse e gli studenti e tutti i tipi di famiglia». Senza distinzioni legate «all’identità di genere, all’orientamento sessuale», alla provenienza o alla «cittadinanza, alla religione, all’abilità dei corpi, alla classe sociale». Un documento che si pone in radicale alternativa con la cultura escludente del Congresso di Verona. Identità ribadita anche in altri punti, laddove troviamo scritto: «La nostra scuola è bella, perché vede l’umanità dell’individuo e investe su di essa per farne patrimonio sociale comune».
Il nome del gruppo gioca sui tempi verbali. Il Congresso propone «una visione della donna e della società che ci porta nel passato più oscurantista». E invece: «Noi agiamo nel presente e ci proiettiamo nel futuro. Per questo motivo, abbiamo deciso di chiamare questo gruppo “Futuro, semplice!”» E chiunque può aderirvi, insegnanti e non, firmando la petizione su Change.org. Tra le firme in calce, troviamo anche diversi/e esponenti di quella società civile – e che lavorano fuori dalla scuola – che dicono no all’oscurantismo.
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