Aleggia un certo nervosismo, tra i leader che hanno sfilato al Congresso della famiglia di Verona lo scorso marzo. Nervosismo che si coagula attorno ad un nome: Monica Cirinnà. I rumors di affidare alla paladina delle unioni civili il ministero delle Pari opportunità ha già fatto venire non pochi mal di pancia a chi pensa che esista un solo tipo di famiglia: quella composta da padre, madre e figli. Disconoscendo la molteplice e meravigliosa realtà che sta al di fuori dell’angusto concetto di famiglia “tradizionale”.
Non ci sta Gandolfini, leader del Family day: «Nasce il governo più potenzialmente pericoloso per la difesa della vita, della famiglia e della libertà educativa» riporta l’Ansa. «La madrina delle unioni civili ha parlato di un lavoro su eutanasia, liberalizzazione delle droghe, omogenitorialità (leggasi regolamentazione utero in affitto e eterologa per tutti) e la liberticida legge sull’omofobia che mira a mettere il bavaglio a chi dice che i bambini hanno diritto ad un padre e una madre». E minaccia, il leader ultracattolico: «Un esecutivo di minoranza in termini di rappresentanza del sentire del Paese non si azzardi a toccare temi fondamentali per il tessuto sociale e antropologico dell’Italia».
Deluso e preoccupato si mostra anche l’ormai ex ministro Fontana, che alla festa della Lega attacca, anche lui, la senatrice dem: «Oggi ho visto un post della Cirinnà» ha dichiarato «in predicato per diventare ministro alle Pari Opportunità, perché la famiglia l’hanno già tolta: poi, o c’è lei o Spadafora. Troveranno dei punti in comune sulle adozioni per tutti e sulla legalizzazione delle droghe». Peccato che entrambi i rappresentanti delle frange più oltranziste della destra clericale dimentichino che questa crisi e il governo che ne è conseguito non è figlio di alcun ribaltone: la situazione è stata determinata proprio da Matteo Salvini. Forse è con lui che dovrebbero prendersela.
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