Era prevista per sabato 10 febbraio a Macerata, la manifestazione antifascista organizzata dal centro sociale Sisma e a cui avevano aderito Anpi, Arci, CGIL e Libera. Macerata non era certo una meta casuale. Dopo l’attentato terroristico di matrice fascista (perché è così che va chiamato) di Traini, era un segnale forte e necessario. Com’è noto, Luca Traini sabato 3 febbraio ha sparato per le strade di Macerata ferendo sei persone, tutte di origine africana. Due di loro sono ancora in ospedale. Le indagini hanno rivelato che Traini è un neofascista, ex candidato della Lega Nord e simpatizzante di Casa Pound. Dalla sua parte si è schierata Forza Nuova, assicurando assistenza legale e definendolo patriota. Che altro serve per parlare di terrorismo di matrice fascista?
Anpi, Arci, Cgil e Libera sospendono la manifestazione
Dopo questi fatti era stata indetta la manifestazione. Dobbiamo usare il passato, ahinoi, perché ieri pomeriggio l’Anpi, l’Arci, la Cgil e Libera hanno diffuso un comunicato stampa in cui annunciano che la manifestazione è sospesa. Le tre organizzazioni hanno deciso di accogliere l’appello del sindaco di Macerata, Romano Carancini (Pd).
“Si fermino tutte le manifestazioni, si azzeri il rischio di ritrovarsi dentro divisioni o possibili violenze, che non vogliamo” ha dichiarato il sindaco.
Sarà la campagna elettorale, sarà che il sindaco si è ritrovato in una storia più grande di lui, ma forse non gli è chiaro che la divisione c’è già.
O da una parte, o dall’altra
Ci sono i fascisti e ci sono gli antifascisti. Ci sono i razzisti e ci sono gli antirazzisti. E non è più il momento di abbozzare. È, invece, il momento di schierarsi nettamente. Di scegliere, senza ombra di dubbio, da quale parte di questa divisione si sta. I fascisti hanno deciso: è evidente, lo si vede dalle dichiarazioni quotidiane, giustificazioniste, di chi dice che sì, ha sparato, ma “la sostituzione etnica”, “l’invasione”, “prima gli italiani”, “l’anagrafe antifascista come quella canina” e via discorrendo. E gli altri da che parte stanno? Non ci sono alternative, signor sindaco: o si sta coi fascisti o si sta con gli antifascisti. Tertium non datur. Perché chi non prende posizione, è complice. Proprio come succede con la mafia: non posizionarsi nettamente contro, significa avallare, lasciar correre e quindi, permetterne la proliferazione. Perché il contrario di fascismo non è comunismo: è democrazia, per dirla con le parole di Michela Murgia. Non ci può essere “moderazione”, in questo.
Casa Pound a Macerata
E mentre Anpi, Arci, la Cgil e Libera accoglievano l’appello del sindaco, a Macerata arrivava Simone di Stefano, leader di Casa Pound. In una città apparentemente blindata, Di Stefano ha fatto la sua sfilata, accompagnato dai suoi, ed ha parlato di un “crimine bruttissimo” riferendosi solo all’orribile morte di Pamela (la ragazza di 18 anni fatta a pezzi e ritrovata in due valigie), non certo alla sparatoria di Traini, liquidata con due parole. “Non vado a trovare le vittime in ospedale. Io sto coi miei, sto con gli italiani” ha detto.
Ecco Di Stefano ha potuto fare la sua becera propaganda per le strade di Macerata, ma gli antifascisti no. Loro non potranno andare.
Grave la sospensione della manifestazione
Ed è grave, tanto quanto l’appello del sindaco, che Anpi, Arci, Cgil e Libera lo abbiano accolto. Ancora di più alla luce del fatto che Casa Pound invece ha avuto campo libero. Per cui torna la domanda: signor sindaco, lei da che parte sta? Siamo in campagna elettorale e questo è un problema. Perché l’appello a non alzare i toni sarà arrivato al sindaco direttamente dal Nazareno. Prova ne siano le dichiarazioni di Renzi secondo cui “non sono i pistoleri che possono portare giustizia. L’assunzione per ogni anno di 10mila tra carabinieri e poliziotti è la risposta: buonsenso e non tagli alle forze dell’ordine”. “Fascismo” non si dice, non si può dire. La questione è solo di ordine pubblico, non politica e culturale.
Quello di Macerata è un atto razzista, ma non sono i pistoleri che possono portare giustizia. L’assunzione per ogni anno di 10mila tra carabinieri e poliziotti è la risposta: buonsenso e non tagli alle forze dell’ordine#videoforumrepubblica
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 5 febbraio 2018
Per fortuna, almeno ieri, qualcuno si è degnato di andare a trovare le vittime di Traini in ospedale: il ministro della Giustizia Orlando. “Sono venuto appena ho potuto” ha detto. Nessun altro lo ha fatto: mica votano, gli immigrati.
I fascisti in piazza anche oggi
E se le tre associazioni hanno, colpevolmente sospeso la manifestazione, altri avevano rilanciato l’appello ad esserci, il 10 a Macerata. E, sì, sono i centri sociali, le associazioni cosiddette “di estrema sinistra”, quelli che non rinunciano a schierarsi in nome di una campagna elettorale e che in piazza ci sarebbero stati comunque. Se non fosse arrivata la prefetta Preziotti a togliere le castagne dal fuoco a tutti. Poche ore dopo l’annuncio di Anpi, infatti, Preziotti ha emesso un’ordinanza che vieta qualsiasi manifestazione in città.
“Si accoglie l’invito del sindaco a non effettuare manifestazioni nei prossimi giorni – scrive la prefetta – per consentire il ripristino delle condizioni di serenità per la comunità maceratese”. Forza Nuova ha fatto sapere che loro oggi ci saranno comunque, perché sono candidati alle elezioni. Risultato? Gli unici a cui di fatto la piazza è vietata sono gli antifascisti.
Un’esagerazione?
E se qualcuno pensa che sia un’esagerazione parlare di pericolo fascista, lo invitiamo a dare un’occhiata alla mappa realizzata da Info Antifa che segna tutte le aggressioni di stampo fascista registrati dal 2014 ad oggi. E credeteci se vi diciamo che la fonte è affidabile.
Fa paura, eh?
Non un passo indietro
Per questo, per quello che è successo sabato scorso, per quello che è successo ieri, care Anpi, Arci, Cgil e Libera, sospendere la manifestazione di Macerata è un errore. Un passo indietro che non possiamo permetterci. Non è il momento di allentare la presa sul valore su cui si fonda la nostra democrazia: l’antifascismo.
A margine (ma neanche tanto): ieri a Milano Jessica Valentina Faoro, una ragazza di 20 anni, è stata uccisa a coltellate. Il responsabile sarebbe Alessandro Garlaschi. L’unica “colpa” di Jessica è stata non accettare le avances di Garlaschi. Ma si sa, siccome non ha la pelle nera ed è italiano, questo sarà l’ennesimo caso di femminicidio che dimenticheremo nel tempo necessario a leggere il titolo della notizia. Perché “le nostre donne” le possono ammazzare solo i maschi italiani, sia chiaro.