Con un voto che in molti non hanno esitato a definire “storico” l’Alto Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu ha adottato una risoluzione sulla “Tutela contro la violenza e la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere” per ottenere la nomina di un Independent Expert (Esperto Indipendente).
“È una vittoria storica per i diritti umani di tutte le persone che sono a rischio di discriminazione e violenza per via del loro orientamento sessuale o identià di genere” scrivono 29 ONG, tra cui l’Ilga in una nota diffusa poco fa.
L’Esperto Indipendente dovrà valutare i progressi delle leggi esistenti sui diritti umani, identificare le buone pratiche e i gap, aumentare il livello di la consapevolezza sulla violenza e la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e l’identià di genere, instaurare dialoghi e avviare consultazioni con gli Stati e altri stakeholder e facilitare servizi di consulenza, assistenza tecnica e cooperazione. L’Esperto dovrà anche presentare raccomandazioni e suggerimenti all’Alto Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu.
La risoluzione è stata approvata con 23 voti a favore, 18 contrari e 6 astensioni.
Hanno votato a favore: Albania, Belgio, Bolivia, Cuba, Ecuador, El Salvador, Francia, Georgia, Germani, Lettonia, Macedonia, Messico, Mongolia, Olanda, Panama, Paraguay, Portogallo, Repubblica coreana, Slovenia, Svizzera, Regno Unito, Venezuela e Viet Nam.
Hanno votato contro: Algeria, Bangladesh, Burundi, Cina, Congo, Costa d’Avorio, Etiopia, Indonesia, Kenya, Kyrgyzstan, Maldive, Marocco, Nigeria, Qatar, Russia, Arabia Saudita, Togo, Emirati Arabi Uniti.
Si sono astenuti: Botswana, Ghana, India, Namibia, Filippine, Sud Africa.
“È la nostra occasione di portare all’attenzione internazionale le specifiche violazioni e sfide affrontate dalle persone transgender e persone di genere non conforme in tutte le regioni – ha dichiarato Micah Grzywnowicz della Federazione Svizzera per i Dritti LGBTQ -. È tempo che la comunità internazionale si prenda la responsabilità di assicurarsi che le persone a rischio di violenza e discriminazione per via della loro identità di genere non siano lasciate indietro”.
L’esito positivo delle votazioni si deve alla campagna lanciata congiuntamente da 628 ONG di 151 paesi a supporto della mozione presentata da Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Messico e Uruguay.
Nonostante siano stati votati gli 11 emendamenti presentati dal Pakistan che tentano di introdurre eccezioni di carattare culturale, l’impianto della risoluzione che afferma la natura universale dei diritti umani internazionali è rimasto immutato.
“Siamo felici per questo risultato davvero determinante e rivoluzionario – ha dichiarato Renato Sabbadini, presidente di Ilga (International LGBTI Association) -. Questo voto finalmente segna la creazone di un meccanismo specifico, a livello internazionale, per lavorare sui diritti umani di lesbiche, gay, bisessuali e trans in tutte le aree. E più queste violazioni saranno rese visibili, più difficile sarà per gli Stati non renderne conto“.
“Un atto dovuto specialmente di fronte al dilagare della persecuzione omofobica da parte dei regimi autoritari e teocratici e del persistere delle disuguaglianze in molte democrazie liberali – commenta Sergio Lo Giudice, senatore Pd e membro della Commissione Diritti Umani del Senato -. In ottemperanza alla risoluzione dell’Assemblea generale ONU n.48/134 del 20 dicembre 1993 e in ottica del turno italiano presso il Consiglio di Sicurezza, il nostro Paese potrebbe dotarsi del tanto atteso istituto indipendente per i diritti umani che potrebbe rivelarsi il soggetto adatto ad interfacciarsi con la nuova figura dell’esperto Onu sui diritti LGBTI”.