Otto minuti per raccontare una vita, otto minuti per dare corpo ad un amore, otto minuti per esprimere il dolore, otto minuti per gettare uno sguardo sulla società contemporanea e i suoi buchi neri. Otto minuti sono quelli che servono a Giovanni “Jo” Coda per far conoscere al mondo Xavier Jugelé, unica vittima dell’attentato agli Champs – Elysées del 20 aprile 2017.
“Xavier”, questo il titolo del cortometraggio, passa in rassegna le ultime ventiquattro ore di vita del poliziotto francese, trascorse insieme al suo compagno Etienne. Ad accompagnare le immagini è la voce fuori campo di chi interpreta le parole sentite, pesate, umanamente misurate nella loro estrema fragilità di un amante innamorato e spezzato in due da un dolore troppo grande da sopportare.
Uno scambio di umana solidarietà
L’Etienne di Giovanni Coda esordisce dicendo di essere uscito di casa presto, prima che Xavier si svegliasse, con in mente il pensiero delle prossime vacanze che avrebbero dovuto programmare. Immergere in pochi secondi lo spettatore nella quotidianità e nell’intimità di una coppia consente al regista di instaurare un rapporto di reciproca fiducia. Un rapporto che passa attraverso un continuo scambio di umana solidarietà e di emotiva compartecipazione. C’è un tale trasporto, tanto nelle immagini quanto nelle parole, da disarmare chi osserva imponendogli un rigoroso ascolto ed una silenziosa riflessione.
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“Non avrete il mio odio”
“Non avrete il mio odio. L’odio, Xavier, non ti rappresenta e non corrisponde per nulla al sentimento che faceva battere il tuo cuore” prosegue Etienne. E impartisce, così, un prezioso insegnamento che parte dal suo cuore e da quello del suo compagno per espandersi universalmente a raggera cercando di raggiungere quello di più gente possibile. Rispondere all’odio con la stessa moneta non porta a nessuna svolta. Lasciarsi intaccare l’anima dal germe della vendetta e da sentimenti stagnanti e torbidi non cancella né annulla le sofferenze. Meglio allora vivere lentamente, goccia dopo goccia, lo scorrere del proprio dolore attraverso i fragili ed indeboliti corpo ed anima.
Un amore urlato sommessamente
Serve toccare il fondo per il risollevarsi. Serve scrivere e cercare le parole per gridare sommessamente al mondo proprio amore in una lettera straziante. È il primo passo di una lenta rinascita che segue una presa di consapevolezza.
Amore nelle parole, amore nei gesti. Giovanni Coda nel suo “Xavier” lascia trasparire la complicità di una coppia – senza nessuna etichetta da annettere – senza cadere in patetici stereotipi di genere. Lavora, invece, sulla delicatezza di abbracci e carezze strappati ad un futuro felice e rigettati in un passato dagli echi onirici e opacizzati da un velo di radicata malinconia dilagante.
Otto minuti di grande successo
“Xavier” sta riscuotendo parecchio successo, e inaspettata visibilità. Presentato in anteprima al Florence Queer Film Festival, ha ricevuto il riconoscimento al New Renaissance Film Festival, ed inaugurato l’Opening Night dell’Iris Prize a Cardiff. Inserito in numerose selezioni ufficiali festivaliere, ha girato l’intero globo dimostrando quanto l’universalità dei temi trattati interessi e sensibilizzi ogni genere di cultura. Giovanni Coda si conferma, ancora una volta, un orgoglio per il nostro paese. Un regista e un artista che sa sfruttare le occasioni giuste per parlare di temi scottanti con estrema eleganza e profondità. E che sa regalare ad una vittima innocente il giusto spazio e il giusto ricordo in una società che dimentica, anestetizzata dalla frenesia di andare oltre.