Patrik Zki rimane in prigione. Nell’attesa udienza di oggi al tribunale di Mansoura, i giudici egiziani hanno deciso di prolungare di altri 15 giorni la carcerazione del ragazzo. A diffondere la notizia è stato il legale del giovane che stava seguendo un master in studi di genere a Bologna prima di essere arrestato al Cairo, lo scorso 8 febbraio.
Durante l’udienza, Zaki ha dichiarato di non avere scritto i post su Facebook che gli sono attribuiti e per i quali è accusato di propaganda sovversiva contro il governo egiziano. Il ragazzo ha anche negato che l’account su cui sono apparsi i post incriminati sia il suo.
La prossima udienza è fissata per il 7 marzo. Si sta realizzando lo scenario che fin dal primo momento Amnesty aveva paventato: un prolungamento della detenzione a cicli di 15 giorni. Una strategia che potrebbe andare avanti per molto tempo ancora. “Una decisione brutta e crudele – ha commentato all’Ansa Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International in Italia – che non fermerà la mobilitazione per chiedere il suo rilascio”. “L’appello – ha aggiunto Noury – è quello di rimanere tutti quanti mobilitati, di andare avanti così. Amnesty sta studiando nuove iniziative. Pensiamo che davanti a noi si apre una campagna di medio periodo che può durare anche mesi. Ognuno faccia la sua parte fino in fondo”.
Prima dell’udienza Zaki ha potuto abbracciare il padre e la madre nel corridoio del tribunale affollato di agenti e giornalisti.